CARLO MOGAVERO PHOTOGRAPHY
  • home
  • best of
  • jazz session
    • best of
    • portraits
    • festival >
      • Torino jazz festival >
        • torino jazz festival 2013
        • torino jazz festival 2014
        • torino jazz festival 2015
        • torino jazz festival 2016
        • narrazioni jazz 2017
        • torino jazz festival 2018
        • torino jazz festival 2019
        • torino jazz festival 2021
        • torino jazz festival 2022
      • Moncalieri jazz festival >
        • moncalieri jazz festival 2015
        • moncalieri jazz festival 2016
        • moncalieri jazz festival 2017
        • moncalieri jazz festival 2018
        • moncalieri jazz festival 2019
      • Alba jazz >
        • alba jazz 2016
        • alba jazz 2017
        • alba jazz 2018
        • alba jazz 2019
        • alba jazz 2021
      • Ivrea jazz festival >
        • ivrea jazz festival 2017
        • ivrea jazz festival 2018
        • ivrea jazz festival 2019
        • ivrea jazz festival 2021
        • ivrea jazz festival 2022
      • laigueglia jazz festival 2016
      • cumiana jazzit 2016 (Street)
      • jazzit feltre 2017
    • all that jazz
    • io con
    • la storia del jazz (appunti)
  • projects
    • i luoghi dell'anima >
      • Iceland
      • la terra delle biodiversità
      • Costarica adventures
      • Namibia
      • in Zambia at work
      • il paese degli alti valichi
      • alturas de bolivia
      • Tanzania
      • i giorni birmani
      • nell'acqua e sull'acqua
    • experiments 4.0 >
      • Il polittico
      • into the white
      • barcellona in B & W
      • jazz e pittura
    • donne du du du
    • still life
    • andar per mostre >
      • wpp 2018
      • erwitt 2018
      • pop art 2018
      • claxton 2018
      • skoglund 2019
      • mapplethorpe 2019
      • mc curry 2019
      • lachapelle 2019
      • wpp 2019
      • vivian mayer 2019
      • man ray 2019
      • toscani 2020
  • i miei preferiti
    • helmut newton
    • william p gottlieb
    • stefano unterthiner
    • elliott erwitt
    • francis wolff
    • ted williams
    • guido harari
    • steve mc curry
    • agenzia magnum
    • franco fontana
    • sebastiao salgado
    • jimmy katz
  • Tutorials
    • light painting
  • libri
    • Jazz in the city
    • Percorsi
    • I luoghi dell'anima
    • Jazzing and shooting
  • about me
  • le mostre
    • 404 - Jazz not found
    • Torino in jazz
    • Obiettivo: Alba & il jazz
    • Take five
    • Sketches of concert
    • Jazzing and shooting
    • Have trumpert, will excite !
    • Percorsi
  • lascia un commento
  • contact

404 - Jazz not found
​

Mostra/Installazione  organizzata in concomitanza del festival JAZZ IS DEAD al Bunker. Collettiva del "Collettivo Fotografi jazz Torino": 
Con Carlo Mogavero, Mamo del Pero, Marco Alessi, Ferdinando Caretto, Antonio Baiano, Stefano Barni.
dal 27 al 29 maggio 2022

​Collezione di 79 manifesti di grandi dimensione (43 100x70 e 36 140x100)

Abstract

La fotografia jazz, come ogni altro genere di fotografia, soffre dell’inflazione tecnologica e dell’approccio bulimico dei social media. Ovunque le foto si sovrappongono, si confondono, si replicano all’infinito, annacquando il potere evocativo di momenti sonori, intrisi di implicazioni sociali e politici, che nel passato, protetti da situazioni estreme di luce, pochi pionieri riuscivano a rivelare. Quindi  la fotografia jazz è morta? Forse no. Può essere rielaborata e presentata con un approccio corale e collettivo che miri a convergere in strutture emozionali simili a installazioni. La classica foto del musicista colto nell’atto di suonare subisce una metamorfosi e diventa una nuvola di immagini essenziali che si inseguono con caotica armonia o interagiscono in dissonanze simili a quelle delle forme musicali più coraggiose. Una cascata di suggestioni che deve essere letta in modo anarchico e istintivo, inseguendo le emozioni che trasmette non solo tramite i canoni tradizionali della fotografia, ma soprattutto attraverso i significati del percorso visuale che la sensibilità dello spettatore riuscirà a costruire.
​

Colophon
La passione è il denominatore comune che lega Marco Alessi, Antonio Baiano, Stefano Barni, Ferdinando Caretto, Mamo Delpero e Carlo Mogavero: passione per il jazz e passione per la fotografia. Dietro di loro non si cela un’agenzia di fotoreporter professionistica, ma solo passione. E’ così tanta che da anni non si perdono neppure un concerto, magari scegliendolo accuratamente a misura del proprio gusto, così da poter andare, ascoltare e tradurlo al meglio in scatti fotografici, muti, ma talmente intensi, da evocarne i suoni. Istantanee che esprimono la creatività del jazz, l’improvvisazione, il ritmo, l’interplay tra i musicisti. Scatti che colgono continue emozioni così come i momenti di concentrazione da cui scaturisce l’impeto del musicista per un dirompente a solo. L’obiettivo per fare il suo lavoro richiede all’occhio di saper sintetizzare tra il racconto immediato del suono e l’architettura di uno spazio compositivo, tra storie di musicisti e discorsi di strumenti. Questo articolato mondo che è racchiuso in una foto, è il risultato complesso di passioni che si mescolano, ma con un legame profondo proprio come quello che da sempre esiste tra il jazz e la fotografia. L’occhio nel mirino del Collettivo Fotografi Jazz Torino (nome che riporta a passioni diverse, un po’ retaggio del glorioso ’68 studentesco) è sguardo d’autore: fatto d’immagini capaci di raccontare l’atmosfera su di un palco o gli eventi di un festival, ma anche cosa succede nel backstage di un concerto, oppure l’umore e le emozioni di pubblico e artisti, fino a fissare gli stessi luoghi che ospitano le performance, capaci di alimentare e amplificare suggestioni. Le stampe decisamente contrastate e rigorosamente in bianco e nero, o dai colori esasperati dalle luci di palco, riescono sempre e comunque a leggere efficacemente l’attimo: il momento dell’improvvisazione, l’enfasi ritmica, il rigore dell’esecuzione, cogliendo e fissando la bellezza, lo spirito e l’intensità di quanto si consuma sul palco, a pochi metri dall’obiettivo. Il jazz è un linguaggio universale, ma anche la fotografia lo è; e la musica, che nel jazz svanisce nel momento stesso dell’esecuzione, mai ripetibile, viene catturata per sempre dallo scatto. Forse per questo esiste da sempre un profondo rapporto tra fotografia e jazz. Sarà che sono due espressioni artistiche nate nello stesso periodo storico, a cavallo tra il 1800 e il 1900; sarà che è una bella sfida sopperire al suono col silenzio di una immagine tanto intensa, da evocarlo. Le stelle del jazz, fin dalle origini di questa musica, sono stati tra i soggetti preferiti di numerosi fotografi: alcuni famosissimi, altri anonimi, ma tutti, con i loro scatti, hanno desiderato immortalare la musica attraverso ritratti o momenti intensi di concerti. Questa mostra è al Bunker, indubbiamente ambiente underground: stesso habitat del jazz che da sempre frequenta scantinati, interrati, cave come dicono i francesi; ma soprattutto il jazz è cultura da sempre alternativa, veramente underground. Non semplice da capire se non si ha l’animo disposto ad accogliere un linguaggio musicale diverso, anticonformista. Ecco dunque la scelta di allestire la mostra fissando gli scatti su poster grandi come manifesti pubblicitari, formati fuori da quelli che si vedono in una mostra; e non foto “pulite”, ma mosse: spesso anche molto colorate, fuori fuoco per ricercare un effetto più pittorico che visivo. Installazione insomma che vuole essere molto jazzistica, praticamente improvvisata.
Marco Basso